L’esperimento

Si svegliò da un sonno agitato, la sveglia segnava le 06:58; dalla finestra entrava un’aria frizzante di un bel mattino di metà settembre. Non ricordava il sogno ma era certo che non era stato bello: “Forse un incubo” pensò. Cercava di focalizzare i suoi pensieri su quello che aveva sognato, ma niente, non gli tornava in mente assolutamente niente. Si trovò in bagno guardandosi allo specchio: aveva il viso cereo e grosse occhiaie che gli si allungavano fin quasi alle gote: “Non è un bel vedere” si disse. Aprì il rubinetto e con le mani a coppa si spruzzò in faccia grosse quantità di acqua fredda – come se volesse, con quel gesto, cancellare quella sgradevole immagine di sé.

Senza ricordare la dinamica, si ritrovò in cucina con una tazza di caffè in mano, chiedendosi quando fosse successo. Aveva addosso una strana e indefinibile sensazione di disagio che non lo mollava; oltretutto c’era il fatto che non riusciva a ricordare i passaggi dal letto alla finestra e poi al bagno e infine in cucina. Improvvisamente una quantità enorme di informazioni cominciò ad affluire nella sua mente a una velocità impensabile per un cervello umano. Aveva il corpo attraversato da leggeri e continui spasmi, ma una attenta lucidità gli faceva capire di non preoccuparsi e di rilassare la sua mente, anzi di aprirla ancora di più. Senza preavviso gli spasmi aumentarono: cadde sul pavimento e cominciò ad inarcare e raddrizzare la schiena sempre più velocemente. Era lucido, era cosciente, era vivo; la morte non lo preoccupava, sapeva di non morire, sapeva che quello che gli stava succedendo era una prova, era un esame: un esperimento. Una luce intensa lo accecò e perse i sensi.

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